A POETRY PER WEEK - #11

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Come per ogni settimana arriva il nostro appuntamento con il piccolo salotto letterale di Phil.

“A se stesso” è la poesia di Giacomo Leopardi scelta per questo weekend, appartiene ai cinque canti del ciclo di Aspasia ed è stata pubblicata per la prima volta a Firenze nel 1835.

Il titolo annuncia un soliloquio che, per il suo contenuto mortuario, prende la forma di un’iscrizione tombale. Il soggetto si chiude in se stesso e invita il proprio cuore ad abbandonare la vita, la speranza, i palpiti, a costatare l’insensatezza di tutte le cose e a disprezzare se stesso e il resto del mondo.

Sembra la premessa di un qualcosa di molto triste, ma non è solo questo, ho trovato questa poesia estremamente coinvolgente e l’ho voluta condividere con voi nonostante il tema non sia cosi roseo come quelli che in precedenza abbiamo trattato su questa testata.

Prima di tuffarvi nelle parole di Leopardi, ne approfitto di questo spazio per fare gli Auguri a tutti le mamme che questa Domenica festeggeranno la loro festa.

 Buon weekend e Buona Luce.
Phil


A se stesso
GIACOMO LEOPARDI

Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l'infinita vanità del tutto.

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