A POETRY PER WEEK - #13

 TEMPO DI LETTURA: 4 MINUTI E 50 SECONDI


Come per ogni settimana arriva il nostro appuntamento con il piccolo salotto letterario di Phil.
L’estate è finita da qualche settimana e quale miglior momento per proporvi una delle liriche più celebri di Gabriele D’Annunzio che nacque a Pescara nel 1863. Cos’è l’amore? Facciamocelo raccontare da “La pioggia nel pineto”, la lirica coglie un momento magico dell’estate. È un esempio tra i più celebri della capacità dannunziana di trasformare la parola in musica. Il componimento è una canzone libera formata da quattro strofe di 32 versi liberi ciascuna. Nell’ultimo verso di ogni strofa compare il nome di Ermione, la figura femminile che funge da interlocutore. Per velocità di lettura alcune strofe sono state eliminate ma resta comunque una grandissima lirica che vale la pena leggere per intero.

Buon weekend e buona luce.

Phil




La pioggia nel pineto
GABRIELE D'ANNUNZIO

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.

Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.

[…]

Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.

E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

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